La “fioritura” di Orlando in casa-famiglia
Carissimi amici,
Orlando (15 anni) è entrato per la prima volta nella nostra casa-famiglia a settembre 2023, uscito a gennaio 2024 per la profonda nostalgia verso il padre, è tornato a vivere con noi a marzo.
Grazie alla fondazone Prosolidar, che sostiene il progetto nel 2024, permettendoci di soddisfare tutte le necessità di Orlando e degli altri ragazzi che aiutiamo in casa-famiglia e in strada!
Orlando è il classico adolescente, che ama la musica contemporanea e lo sport; è pieno di vitalità ed energia, anche se a volte non dorme bene a causa di brutti sogni e incubi. Spesso i ricordi delle difficoltà passate e la mancanza degli affetti familiari emergono nel sonno dei nostri ragazzi.
Orlando ha un legame profondo con il padre perché la madre ha abbandonato lui e il fratello da piccoli. Anche il fratello è stato qualche mese con noi, ma non è riuscito a superare l’astinenza dalla droga. Accade spesso che, durante i pasti, ti racconti di ciò che faceva con il padre quando era piccolo, idealizzandolo. In realtà il papà è piuttosto assente, passano settimane senza che chiami il figlio o lo venga a trovare, provocando un vuoto profondo in lui. È stato proprio questo il motivo della sua uscita dalla casa a gennaio. Il padre lavora di notte in un cimitero e di giorno, dopo poche ore di sonno, si dedica a riciclare bottiglie di plastica, cartone, mobili usati girando per i quartieri ricchi della città. Ha cresciuto i figli, come ha potuto. Orlando racconta che, a cena, il padre poteva offrirgli solo uno yogurt con cereali e poi lo mandava a letto. É vissuto in tanti posti e ricorda con emozione soprattutto il periodo in cui è stato nella foresta amazzonica: ti racconta che una volta ha allevato un piccolo scorpione. Sono frammenti del passato che ogni tanto ti regala, così, da un momento all’altro, durante le attività quotidiane della casa-famiglia. Per me sono piccole perle che raccolgo per conoscerlo meglio. Mi rendo conto che ha già vissuto una vita intensa, forse troppo, per i suoi 15 anni. Ti racconta della vita in strada, quando dormiva all’aperto (è proprio lui nella seconda foto), dove era bello vedere le stelle e sentirsi liberi, ma soffriva il freddo e la fame. Lo riconosco dalle sue gambe, che lui ama perché sono forti. Quando guardo questa foto mi commuovo e penso che ora ho la gioia di entrare ogni mattina nella sua stanza e di vederlo nella stessa posizione, ma in un letto, in una casa, circondato dall’affetto di adulti amorevoli e amici fraterni. Abbiamo instaurato un bellissimo rapporto. Scherziamo, ci abbracciamo, ci raccontiamo tante cose. È pieno di talenti: costruisce oggetti, tesse braccialetti, canta, gioca a pallone. Si sta impegnando a riprendere gli studi e non vede l’ora di tornare a frequentare la scuola in presenza, alla quale lo stiamo gradualmente preparando con l’insegnante interno. É piuttosto permaloso e ha frequenti sbalzi d’umore: meglio lasciarlo stare quando si incupisce. Poi però gli torna il sorriso, ti chiede scusa e si ricomincia a vivere la quotidianità familiare della nostra casa, dove tutti i ragazzi, Orlando compreso, hanno la possibilità di crescere in un ambiente semplicemente normale, che qui in Perù però è raro trovare nelle strutture di accoglienza, molto più simili a carceri (con tanto di sbarre) o a rigidi istituti ottocenteschi. Questo ambiente familiare ci ha permesso di costruire, nei 19 anni di progetto qui in Perù, relazioni splendide con i ragazzi ospitati, come ci hanno confermato le ragazze e i ragazzi che sono venuti a visitarci martedì scorso per partecipare alle interviste organizzate dal nuovo fundraiser che sta accompagnando Sinergia Por La Infancia a definire meglio la sua identità, la sua missione, la sua visione futura, anche in vista della raccolta di fondi locali. La caratteristica più importante che è emersa dalle loro parole è stato l’affetto che hanno ricevuto e che sentono per noi.
Per me e Martin questo è sempre stato l’obiettivo principale che consideriamo ampiamente raggiunto. Amare ed essere amati è il bene più prezioso di ogni essere umano.
Grazie per essere insieme a noi mani e cuori che danno e ricevono amore.
Un grazie riconoscente e sincero ad ognuno di voi.
Alessandra
Fiori sull’asfalto: dalla strada alla casa-famiglia
Carissimi amici,
Condivido con voi la storia di Moisès (16 anni) che nei giorni scorsi ho visitato più volte, nella sua umile casa, insieme a Martìn (educatore di strada) ed Isabel (psicologa). È uno degli splendidi fiori di strada che, tra droga, mendicità e mancanza di opportunità, non sono riusciti ancora a fiorire nella loro bellezza e che il progetto, con cura, delicatezza, affetto, rispetto e professionalità, riesce spesso a motivare al cambiamento. Martìn lo conosce da tempo. La sua storia è molto difficile. Ce l’ha raccontata la madre che abbiamo incontrato proprio nella “casa” che vedete in foto. Madre sola, più figli cresciuti nella sua assenza, perchè costretta a lavorare come donna delle pulizie per mantenerli; risorse economiche ridotte, problemi di alcool e droga diffusi. Eppure tanto amore materno, tanta forza e dignità nell’affrontare le difficoltà di una vita apparentemente disperata, con la capacità di sorridere e ridere. Sono rimasta ancra una volta sorpresa e ammirata: le loro vite sono così difficili rispetto alle nostre, eppure hanno ancora tanta voglia di vivere, di ridere, di fare progetti. Sono un esempio per tutti noi. Moisès è nato prematuro, si è ammalato nei primi mesi di bronchite a causa del freddo e ha avuto convulsioni ripetute, probabilmente la causa del lieve ritardo cognitivo che si nota dal modo in cui parla e dalle pause in cui rimane sospeso durante le nostre conversazioni. Eppure è un ragazzo estremamente profondo, riflessivo, consapevole di sè. Si rende conto che rimanendo in strada non sta facendo nessun progresso, fa preoccupare la madre e rischia di rimanere intrappolato in una spirale di delinquenza e mendicità. A scuola è rimasto fermo alla seconda elementare, eppure ama leggere libri di psicologia. Straordinario per me che sono un’insegnante di scuola secondaria. Si vergognava a rivelarmi il suo ritardo negli studi, ma io gli ho fatto i complimenti più sinceri per il buon livello di capacità di lettura e comprensione raggiunta nonostante l’abbandono scolastico. Moisès vuole venire a vivere nella nostra casa-famiglia anche per studiare e poi per allontanarsi dai pericoli della strada che ieri, durante l’esercizio di analisi fatto con Martin, ha elencato con grande consapevolezza: malattia, morte, violenza, abbrutimento, perdita di tempo prezioso. La cicatrice di una coltellata sulla coscia sinistra ne è una conferma evidente. Un altro motivo è rendere orgogliosa di lui sua madre, che in realtà ha espresso un amore e una stima profondi per questo figlio così fragile, a causa del contesto in cui è cresciuto, descrivendolo come “un ragazzo sensibile, buono, generoso”. La difficoltà maggiore per Moisès potrebbe essere quella di lasciare la sua ragazza, con cui ha un rapporto complicato e confuso ma che dura da anni. Riuscirà a sopportarne la lontananza mentre vive nella casa-famiglia e a vederla solo in certi momenti? Noi glielo auguriamo di cuore e lo aspettiamo a braccia aperte. Dovrebbe entrare in casa-famiglia proprio questo sabato, accompagnato dalla madre. É un altro fiore che merita di fiorire in tutta la sua bellezza.
Grazie a tutti voi da ogni ragazzo che, in questi anni, avete aiutato ad entrare nello spazio caloroso e familiare della nostra struttura di accoglienza.
Vostra Alessandra
Fiori peruviani
Carissimi amici,
Sono arrivata da pochi giorni in Perù. Come sempre, una grande emozione. Cosa c’è di più bello di un fiore regalato spontaneamente?
Quelli della foto me li hanno colti e regalati i ragazzi della casa-famiglia come segno di benvenuto: per me simboleggiano proprio loro, dei bellissimi fiori che, quando erano per strada, nessuno ammirava e spesso molti calpestavano; ora, invece, grazie al progetto, sono rifioriti in tutta la loro bellezza!
Bellezza e gratitudine sono le due parole che meglio descrivono questi primi giorni passati coi ragazzi e gli operatori.
Ecco alcuni momenti preziosi:
Orlando (15 anni) ieri è passato di fase: da quella del “risveglio” a quella di “comunità”. Gli è costato molto tempo e sforzo, ma è davvero felice di esserci finalmente riuscito: la piccola festicciola è stata pura emozione. Da tempo non vedevo Martin commuoversi fino alle lacrime ricordando Orlando steso per terra, in strada, e facendo il confronto con chi è ora. Ognuno degli operatori e dei ragazzi, io compresa, gli abbiamo rivolto parole oneste, piene di stima e incoraggiamento. Fra una settimana, tra l’altro, riprenderà ad andare a scuola dopo vari anni: uno dei suoi sogni! Lo stesso Orlando che la sera del mio arrivo mi ha mostrato una delle sue invenzioni, fatta di cartone, colla e un piccolo motorino a ventola: un massaggiatore artigianale. Dice che le creaazioni gli vengono improvvise nella testa e, senza bisogno di ulteriori progetti, riesce subito realizzarle. Quanti talenti ha ciascuno dei ragazzi!
Rodrigo (13 anni) mi ha accolto con il suo timido abbraccio, ma poi la sera ha trovato il coraggio per dirmi che gli sono mancata molto e che è felice che io sia qui.
Mateo (11 anni) è pura energia vitale. Ti travolge con domande e curiosità di ogni tipo. Ha una memoria incredibile e una capacità di osservazione profonda. Non gli sfugge nessun dettaglio. Si è già prenotato i miei massaggi e le mie canzoncine della buonanotte.
Vi racconto di queste espressioni di affetto verso di me perché dimostrano il tipo di relazioni profonde che i ragazzi riescono a sperimentare in strada (tramite l’educatore di strada) e poi in casa-famiglia (con educatori, psicologa, assistente sociale e cuoca): nascono e crescono spontaneamente grazie ad un ambiente che abbiamo voluto sin dall’inzio, e continua ad essere, familiare. Ogni persona può essere se stessa, può trovare uno spazio per coltivare i propri talenti, per sanare le ferite del passato, per conoscere meglio chi vuole essere in futuro. Proprio come in una vera famiglia in cui i genitori cercano di creare le condizioni migliori per i propri figli.
Grazie per permetterci di continuare ad offrire uno spazio di crescita umana profonda.
Vostra Alessandra
Pasqua 2024
Carissimi amici,
ieri ci siamo scambiati gli auguri di Pasqua, con ragazzi ed operatori del Perù, in modo speciale: vari amici di Sinergia si sono collegati da diversi Paesi del mondo (Messico, USA, Italia, Francia) per assistere alla preparazione, da parte dei ragazzi della casa-famiglia, di uno dei piatti tradizionali peruviani (causa rellena, cioè tortino di patate ripieno).
Ognuno di noi ha avuto la sua personalizzata, ma l’ingrediente più bello è stato l’ARMONIA, il senso di UNIONE e di FRATELLANZA. Le distanze fisiche non esistevano, solo la voglia di stare insieme e di sentirsi a casa, tra amici.
Il nostro educatore Freddy ha chiamato l’evento “UBUNTU: Io sono perché Noi siamo”. Ha voluto sottolineare con questa parola africana che nessuno può davvero esistere senza l’altro, nessuno può essere davvero felice se anche gli altri non lo sono. Questo è proprio lo spirito con cui è nato e continua ad esistere il progetto per ragazzi di strada in Perù: ognuno di loro, emarginato sulla strada, può ritrovare se stesso e l’amore degli altri nello spazio caloroso della casa-famiglia. Proprio come è accaduto a Mateo e a Isaias, i due ragazzi più piccoli.
La scuola è appena ripresa per tutti i 6 ragazzi che attualmente vivono nel progetto, ma l’estate appena conclusa ha regalato loro, anche grazie alle vostre donazioni e a quelle della fondazione Prosolidar, momenti divertenti e rilassanti: in piscina, al mare, in casa-famiglia (con i laboratori e con le visite di amici peruviani e stranieri). È così bello vederli sereni e gioiosi!
Ognuno di loro vi abbraccia e vi augura una Pasqua davvero luminosa, in connessione con tutti gli uomini e donne della terra, perché davvero siamo UNO.
Alessandra e Sinergia tutta
Anche nel 2024 potete aiutare i nostri ragazzi devolvendo il 5×1000 a Sinergia: basta indicare nel vostro Modello 730 o Unico il codice fiscale (90013480232) nello spazio apposito.
Noi stiamo preparando le valigie, e voi?
Finalmente dopo 5 anni ci rimettiamo in viaggio! Nell’estate 2024 vorremmo organizzare un nuovo viaggio solidale grazie al quale sarà possibile visitare il nostro progetto a Lima e vedere alcuni dei più bei luoghi del Perù.
Abbiamo organizzato un incontro di presentazione che si terrà a Pescantina VENERDI’ 09 FEBBRAIO, ore 20.30. Se interessati contattare via whatsapp Marta 3287271160 o info@sinergias.eu.
Cogliamo l’occasione per ringraziare di cuore a tutti coloro che hanno partecipato ai festeggiamenti del nostro ventesimo compleanno! È stata una festa molto bella, ricca di gioia e di amore.
È stata un’occasione in cui siamo stati accompagnati da nuovi amici in cucina e da un gruppo di richiedenti asilo in sala. Abbiamo avuto l’onore di avere tra noi Roberto Veronese, presidente del Centro Servizi per il Volontariato, che ci ha ricordato con una simpatica targa il nostro senso di essere Sinergia:
“Per un volontariato che sogna e concretizza progetti per la realizzazione di un mondo più giusto, attento alla giustizia e alla dignità di ogni individuo, soprattutto dei più poveri e dei più piccoli.”
Buon Natale da Sinergia
Carissimi amici,
Quest’anno vogliamo augurarvi il Natale in modo speciale, con le parole di Julio, uno dei ragazzi che vive nella nostra casa-famiglia in Perù. Così scrive:
“Mi chiamo Julio e voglio raccontarvi la mia storia.
Qualche anno fa non avevo nulla se non la dura realtà di vivere per le strade di Lima. La mia vita è diventata un vortice quando, all’età di 10 anni, ho deciso di fuggire dalla città di Huancayo a causa di conflitti che c’erano in famiglia.
A casa la povertà era soffocante. Mio padre beveva troppo e il suo alcolismo lo rendeva una persona violenta e aggressiva. Mia madre, invece, era intrappolata in un ciclo di abusi che sembrava non avere fine.
Dopo aver trascorso molti mesi vagando per le strade di Lima, senza meta e lottando per sopravvivere, accadde qualcosa che avrebbe cambiato la mia vita.
Ho incontrato l’organizzazione Sinergia por la Infancia. È stato come trovare una luce alla fine del tunnel. Mi hanno offerto aiuto, sostegno e, soprattutto, un posto sicuro in cui vivere nella loro casa-famiglia. Per la prima volta da molto tempo, sentii di avere una casa.
La casa-famiglia è diventata il mio rifugio. Lì ho trovato non solo un tetto sopra la testa, ma anche amore, comprensione e la possibilità di riprendere gli studi. All’età di 12 anni sono tornato a scuola, dove ho dovuto impegnarmi tanto per mettermi alla pari con i miei compagni di classe. È stato difficile, ma ero determinato a cambiare la mia vita.
Col tempo le cose hanno iniziato ad andare meglio. Man mano che avanzavo negli studi, ho lavorato anche per ricostruire il rapporto con mia madre. A poco a poco, abbiamo trovato il modo di guarire le ferite del passato e di riunirci come famiglia.
Oggi, a 18 anni, posso dire con orgoglio di aver superato tanti ostacoli. Continuo gli studi, sogno di andare all’università e di costruire un futuro migliore per me e la mia famiglia.
La mia esperienza mi ha insegnato l’importanza della perseveranza e del sostegno che un’organizzazione come Sinergia por la Infancia può fornire ai bambini come me che hanno affrontato situazioni difficili.
La vita per strada è stata dura, ma mi ha anche insegnato la resilienza.
Ora ho una casa, uno scopo e una strada verso un futuro più luminoso.
La mia storia ci ricorda che, con amore e sostegno, i bambini possono superare le avversità e realizzare i loro sogni.”
Vi ringraziamo di cuore per aiutarci a dare a Julio e a tanti altri ragazzi la speranza di una vita migliore. Vi auguriamo un Natale Fraterno, in cui sappiate dare e ricevere AMORE INCONDIZIONATO a tutti e da tutti.
Feliz Navidad a todos!
Diario dal Perù – 4
Lima, 26 agosto 2023
Dalla strada alla famiglia
Carissimi amici,
domani rientro in Italia, ma continuerò a raccontarvi dei miei vissuti qui in Perù anche nelle prossime settimane. Le esperienze sono state tantissime e molto profonde. Voglio salutare la mia terra peruviana con un racconto di speranza, che mostra come il nostro progetto possa dare speranza ai ragazzi che ancora sono in strada.
Aldair, 15 anni. Martedì scorso Martìn mi porta nella zona nord di Lima, in cui Aldair vive con il gruppo dei suoi amici. Percorso di due ore, in mezzo al traffico pazzesco della metropoli, tra clacson e smog. Arriviamo sfiniti, ma ansiosi di incontrare il ragazzo che ha espresso il desiderio di entrare a vivere nella nostra casa-famiglia, dopo aver conosciuto Martìn (fondatore con me di Sinergia Por La Infancia ed educatore di strada) e aver visitato una volta la nostra struttura. Gli è piaciuta molto, soprattutto per il campetto da calcio. Lo scoprirò da lui dopo che finalmente appare con un amico e il suo cane fedele (Tuono). Lo abbiamo cercato in tutti i posti che Martìn sa essere frequentati dai ragazzi di strada della zona: il ponte pedonale (su cui a volte dormono buttati a terra, perché almeno la gente non li vede), l’internet point dove passano spesso la notte (per stare al caldo e per giocare ai videogiochi), i parcheggi di due supermercati in cui spesso dormono, altri due piccoli parchi. Niente. Non lo abbiamo trovato per ore. Poi Aldair ha visto e riconosciuto il nostro vecchio pulmino ed è venuto da noi. Un bel ragazzo, nel pieno dello sviluppo, slanciato, con profondi occhi neri. Vi chiedo di immaginarlo, perché non ho fatto nessuna foto per rispetto nei suoi confronti. Ovviamente i vestiti sono sporchi e l’aspetto è trasandato, ma si vede che è un ragazzo che non è ancora stato completamente risucchiato dalla spirale della droga. Sniffa colla da scarpe, beve alcolici economici, ma non è ancora passato alla pasta basica di cocaina come la maggior parte del gruppo. Martìn con grande maestria alterna battute e dialogo più profondo finché crea lo spazio per rimanere da soli con Aldair e realizzare il primo dei due incontri con cui il nostro progetto prepara i ragazzi ad entrare nella casa-famiglia, per aumentare la consapevolezza della loro scelta di lasciare la strada, soppesandone i vantaggi e gli svantaggi. Il metodo che usa Martìn (non improvvisato, ma frutto di anni di esperienza e di corsi di formazione di qualità) usa disegni di scarpe da tennis e di bilance. Si crea un paragone tra come si sceglie un paio di buone scarpe e come si sceglie tra la strada e la casa-famiglia. Non sempre è possibile comprare la scarpa che più ci piace, perché magari non c’è il nostro numero: allora si sceglie quella che più ci conviene; allo stesso modo Aldair, aiutato da Martìn, esprime cosa gli piace e cosa non gli piace o non gli conviene della strada e dello stare in una casa di accoglienza. Alla fine Martìn guida poco a poco il ragazzo a prendere coscienza, senza forzare, del fatto che scegliere di stare in una casa-famiglia forse non è la cosa che più gli piace, ma quella che più gli conviene per una vita migliore. Seguo con ammirazione e delicatezza il dialogo tra Martìn e Aldair: vi assicuro che è quasi un miracolo, sul pulmino, al bordo della strada, fra lo strombazzare delle auto che sfrecciano in continuazione, riuscire a generare questo tipo di riflessione in un ragazzo che è ancora sotto gli effetti della colla e reduce da una notte in strada. Eppure è possibile. Con delicatezza e amore. Qualità che non mancano né a Martìn né agli altri operatori del progetto. Concluso l’incontro, condividiamo il pranzo anche con altri ragazzi del gruppo, in un semplice ristorante cinese. Mi si stringe il cuore a vedere i due più grandi: sono decisamente più rovinati dal consumo di droga. Uno è magrissimo e con capacità di ragionamento ridotto. Un altro ha una ferita sulla gamba: è stato investito da un mototaxi. Mercoledì Martìn è tornato per curarlo, ma non l’ha trovato. Ci abbiamo riprovato giovedì, quando abbiamo avuto il secondo incontro con Aldair: ripresa e conclusione del bilancio di pro e contro dell’entrare in casa-famiglia e descrizione delle regole della nostra casa-famiglia. Commoventi le motivazioni di Aldair: non vuole cominciare a far uso di droghe più pesanti, ha paura di finire in un carcere minorile come tanti altri ragazzi del gruppo e sa di rischiare anche la morte; lo spaventa soprattutto la possibilità di morire per un colpo di pistola. A volte succede. La motivazione più grande però è quella della famiglia: vuole che la sua famiglia sia orgogliosa di lui e che non si preoccupi più della sua situazione. Lui vivrebbe con il padre e la matrigna, con cui sembra avere anche un buon rapporto, ma di fatto è un mese che non fa ritorno a casa. Pernotta in strada con il gruppo. Solo una volta entrato in casa-famiglia, si potranno capire gradualmente i motivi della sua progressiva permanenza in strada. Avrebbe dovuto entrare nella nostra casa-famiglia venerdì mattina, ma ha avuto un dubbio dell’ultimo momento: spesso succede. Magari i ragazzi vogliono passare ancora qualche giorno con gli amici o partecipare a qualche festa. Sono adolescenti. E’ comprensibile. Quando succede, come nel caso di Aldair, meglio rispettarne i tempi, non forzare: in questo modo se ci sarà il loro ingresso, sarà perché lo vogliono veramente non perché l’adulto li ha convinti. La nostra metodologia, frutto di una conoscenza profonda dei ragazzi in strada, è molto flessibile: è uno dei suoi punti di forza. Rispetto assoluto dei ragazzi e dei loro tempi. Anche quando decidono di andarsene dalla casa-famiglia. Fondamentale è che vivere nella casa-famiglia sia una scelta libera. La restrizione della libertà personale emerge spesso dai racconti dei ragazzi, anche di Aldair, come un fattore negativo che li ha spinti a scappare da altre strutture: “Non ci facevano mai uscire”, “Non mi piace quando ci sono le sbarre”. Come dar loro torto. Spero di cuore che Aldair inizi a vivere nella casa-famiglia lunedì prossimo. Martìn spera di darmi la bella notizia per telefono. Sarebbe stato bello poterlo rivedere accolto in casetta prima della mia partenza, lo avevo salutato in strada dicendogli che lo aspettavo insieme agli altri ragazzi. Spero davvero possa scegliere il meglio per lui.
Auguri di cuore, caro Aldair. E’ stato un onore conoscerti ed ascoltare la tua storia e le tue riflessioni.
Il mio cuore è profondamente grato.
Alessandra
Diario dal Perù – 3
Lima, 13 agosto 2023
Carissimi amici,
ecco alcuni momenti vissuti qui nell’ultima settimana. Oggi coi ragazzi e l’educatore Freddy abbiamo fatto una camminata, con pranzo al sacco. Non siamo riusciti ad arrivare alla meta prefissata, ma abbiamo comunque passato delle ore piacevoli, chiacchierando, mangiando, giocando, scherzando: i ragazzi hanno sempre bisogno di uscire dalla casa-famiglia per spezzare la routine e vedere luoghi e persone diversi; per questo gli educatori del sabato e della domenica pensano, in anticipo, come stimolare i ragazzi con nuove proposte. Io non ho l’energia dei ragazzi, ma ci tengo ad accompagnarli per condividere con loro questi momenti rilassanti. Ci raccontiamo tante cose e ci conosciamo meglio. Il momento più divertente è stato il pranzo in un parco giochi: anche gli adolescenti si sono divertiti a salire sulle varie giostre.
Martedì e giovedì Martìn ha voluto dedicare le attività di strada a visitare vari enti del sistema carcerario peruviano per cercare di avere la copia del fascicolo di Arturo, con situazioni surreali, per cui, pur avendolo la funzionaria sulla propria scrivania, non ci è stata concessa la visione diretta perchè i documenti sono in un assurdo tira e molla tra tre diversi comuni che se li stanno passando senza definire bene di chi sia la competenza. Chi ci rimette ovviamente è solo Arturo che non ha ancora potuto leggere la sua sentenza e capire se si può fare qualcosa per ridurre la pena. Ho visto Martìn piuttosto irritato, ma sempre capace di mantenere la calma di fronte a vari funzionari poco disponibili a fornire informazioni e contatti giusti. Finalmente oggi, dopo varie telefonate e passaggi, è riuscito ad entrare nel carcere di Chincha e a visitare Arturo, che è molto depresso e preoccupato per i maltrattamenti che sta subendo da parte di altri reclusi. Martìn presenterà uno scritto al carcere per denunciare la situazione e chiederne il trasferimento. Speriamo nei prossimi giorni riesca a farlo.
Martedì ci siamo dedicati anche alla riparazione del servosterzo del nostro pulmino che, essendo molto vecchio, ha bisogno di continue riparazioni. Noi ci limitiamo a quelle assolutamente necessarie in attesa di riuscire ad acquistare un nuovo mezzo con il vostro aiuto. Mercoledì abbiamo incontrato la responsabile della fondazione Oberle Perù, perchè uno degli obiettivi prioritari di Sinergia Por La Infancia ė trovare risorse economiche anche qui. Dopo avere contattato varie fondazioni, solo Oberle Perù ci ha risposto e concesso un incontro che è stato positivo: la reciproca conoscenza continuerà con una visita della direttrice alla nostra casa-famiglia, alla quale potrebbe seguire l’opportunitá di presentare una piccola richiesta di finanziamento. Da anni siamo in difficoltà nel trovare in Italia fondazioni che ci aiutino, per questo speriamo tanto che possa concretizzarsi questa opportunità.
Essere qui mi permette di portare un contributo più diretto alla nostra associazione gemella. Ne sono molto felice.
Alessandra
Diario dal Perù – 2
Lima, 07 agosto 2023
Carissimi amici,
qui nel progetto peruviano è stata un’altra settimana intensa. Domenica scorsa sono stata con Martìn a Chincha per visitare un ragazzo in carcere da pochi mesi, che conosciamo bene e abbiamo aiutato per vari anni per problemi cardiaci. Purtroppo Martìn non è riuscito ad entrare. Me lo ha raccontato, con tristezza e disappunto: il sistema di verifica online delle carte d’identità non funzionava e per molti, come lui, è stato un pretesto per vedersi negato l’accesso. Martìn ha chiesto di parlare con il direttore del carcere, che non si è dimostrato per nulla sensibile, neanche quando Martìn gli ha raccontato la storia triste di Arturo, che non ha nessun familiare che lo possa visitare e che siamo venuti da Lima apposta per vederlo e per portargli beni di prima necessità che il sistema carcerario non gli garantisce. Sinergia Por La Infancia aiuta occasionalmente anche ragazzi di strada che sono finiti in carcere, innocenti o colpevoli del delitto di cui sono accusati (spesso furto aggravato), per fornire viveri, prodotti per l’igiene personale, dolci da vendere in carcere per raccogliere piccole somme con cui coprire spese di vitto e alloggio, ma anche sostegno legale. Lunedì e martedì siamo infatti andati in tribunale per leggere l’espediente di Arturo e sentire poi, se necessario, un avvocato.
Altri momenti bellissimi di questa settimana sono stati gli incontri con ragazzi/e che hanno abbiamo aiutato negli anni passati e che ora stanno molto bene e mantengono con me e con Sinergia un rapporto di affetto speciale: siamo la loro famiglia. Che gioia rivedere Andrea, oggi mamma ma anche studentessa in un istituto tecnico per contabili, Flor de Maria, mamma di due bambini ma anche compagna consapevole e imprenditrice piena di iniziativa (ha acquistato un mototaxi che affitta al compagno dividendo gli utili che provengono dal biglietto che pagano gli utenti del servizio di trasporto); vuole essere economicamente autonoma per se stessa e per i figli, ma anche per aiutare la madre con cui ha ora un rapporto di affetto e rispetto profondi. E ancora Elizabeth e Rocio, sorelle di Andrea. La prima grazie al nostro progetto ha potuto studiare finanza e marketing e ora lavoro in una banca: vorrebbe proseguire anche con l’università. La seconda ha una famiglia felice, con due bei bambini, e si dedica con amore alla vita domestica. Domenica ho incontrato Esaù (27anni) con la sua compagna e i suoi tre bambini: mi ha commosso perchè si è offerto di aiutarci con i lavori di riparazione della casa (come ritinteggiare sala e cucina della casa-famiglia). Un modo per restituire con gratitudine quanto ha ricevuto da noi. Il mio cuore è pieno di gioia per tutti questi nostri “figli” che grazie a Sinergia hanno potuto davvero costruirsi un futuro migliore, lontano dalla strada.
Grazie a tutti voi che lo avete reso possibile.
Alessandra
Diario dal Perù – 1
Lima, 29/07/2023
Carissimi amici,
sono finalmente tornata in Perù dopo 4 anni per visitare il nostro progetto per ragazzi di strada. E’ stata davvero una grande emozione: pensavo mi sarei sentita un po’ estranea, invece è stato come tornare a casa, sia con i luoghi che con le persone.
La nostra famiglia peruviana mi ha accolto con grande affetto: Martìn, i ragazzi, gli operatori. Sento nel profondo che i rapporti di amicizia e aiuto che abbiamo costruito in questi anni sono profondi e veri, tanto da oltrepassare ogni distanza fisica o differenza culturale. Era il nostro sogno: costruire ponti, unire le persone, tessere fili di solidarietà. Ci siamo riusciti. Ed è bello poterli vivere di nuovo in presenza anche da questa parte dell’oceano. In questi primi giorni ho vissuto tanti momenti significativi.
Mateo (10 anni) che vuole imparare l’italiano e mi chiede di continuo come si dicono le cose nella nostra lingua; Rodrigo (11 anni), suo cugino, che ha dei momenti in cui si incupisce, altri in cui litiga con Mateo anche fisicamente, ma poi è pure molto dolce e disponibile. Un piacere enorme vedere la gioia e la soddisfazione di Cesar (19) e Julio (18), che lavorano entrambi con grande impegno: il primo è stato appena assunto con contratto regolare in una cantina di vini, per pulizie e consegna merce, e sta usando i suoi guadagni per acquistare i mobili e gli elettrodomestici per la sua futura stanza in affitto; il secondo che studia per finire la scuola secondaria, ma anche per prepararsi agli esami di ammissione all’università, e nei fine settimana lavora come cameriere in un ristorante della zona. Jesùs (17), arrivato da poco, che è il più silenzioso e riservato ma di cui colgo la delicatezza nei rapporti coi più piccoli; Valentino (15), che è rientrato in ritardo dal fine settimana col padre (forse con una ricaduta nel consumo), ma che è stato riaccolto con grande sapienza e delicatezza in casa-famiglia, seguendo le indicazioni sagge di Martìn che ha raccomandato di non farlo sentire in colpa, né di dargli delle “punizioni”, ma di fare in modo che si senta il benvenuto e solo in un secondo momento riflettere con lui su ciò che gli è successo e su cosa potrebbe fare la prossima volta per evitare le tentazioni durante le uscite dalla casa-famiglia.
Le parole di Martìn mi hanno ricordato la particolarità del nostro progetto: mettere sempre al primo posto il bene del ragazzo, mai l’istituzione.
I momento più belli che sto vivendo in questi giorni sono i pasti: a seconda dei ragazzi che ho vicino, i dialoghi sono così differenti a seconda della fase e dell’età di ciascun ragazzo. Quando ho seduti vicini i più piccoli, sono pieni di curiosità sull’Italia e sulle nostre usanze (Mateo mi continua a chiedere che ora sia in Italia, perché è sorpreso dal fuso orario); quando invece ho vicino i più grandi, spaziamo tra storia, geografia e letteratura, come ieri sera quando io e Julio abbiamo raccontato la trama di Giulietta e Romeo agli altri ragazzi che non la conoscevano ancora.
Sono davvero felice di essere qui, di vivere la quotidianità coi ragazzi, che si alternerà con riunioni di coordinamento e progettazione con Martìn e gli altri operatori, ma che resta il cuore di questa mia permanenza: i ragazzi sono il centro, il loro bene è l’obiettivo.
Vi porto tutti nel cuore e in ogni mia parola, sorriso, abbraccio che rivolgerò a loro ci sarete anche voi.
Alessandra