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Aggiornamenti dal Perù

Notizie da Lima | lunedì 22 Luglio 2013 08:23

Lima, 20 luglio 2013

Carissimi amici,

Eccomi qua finalmente con un po`di tempo e tranquillità per raccontarvi le intensissime giornate che abbiamo vissuto nel progetto con Maria e la sua amica Renata, che si sono trasferite dal centro di Lima a Pachacamac da mercoledì a stamattina.

Maria è stata contentissima e si è emozionata davvero tanto sia a conoscere dal vivo i ragazzi e Martin sia a vedere direttamente la casa, le scuole frequentate dai nostri ragazzi, alcuni dei luoghi in cui Martin e Freddy incontrano i ragazzi in strada, la casa di Angel. Ogni volta che conosceva una persona o un luogo che aveva visto varie volte in foto, non riusciva ad evitare di esprimere la sua gioia per aver finalmente potuto essere quid al vivo. Io sono stata davvero felice di averla qui, che finalmente abbia potuto godere direttamente dei ragazzi e di Martin, visto quanto si è coinvolta in questi anni per sostenere il progetto. Grazie, cara Maria, di tutto cuore per la tua presenza e generosità!

Vi sto scrivendo mentre l’ultimo ragazzino entrato nella nostra casa di accoglienza, Jesùs, gioca al computer di Martin: siccome la situazione familiare è molto difficile, quando gli tocca il permesso di uscita dalla casa, a turno gli operatori lo portano a fare un giro in sostituzione della visita a casa sua. Ieri mi sono offerta di portarlo fuori io e così siamo venuti qui a casa di Martin a pranzare, poi abbiamo visto un film cartone animato di Titti (a Jesùs, nonostante i suoi 14 anni, piacciono molto  i cartoni animati), siamo andati dalla parrucchiera perché si tagliasse i capelli (taglio molto alla moda: cortissimi sopra le orecchie, piuttosto lunghi dietro) e adesso sta giocando ai videogiochi mentre io proseguo questo messaggio.

Le giornate di mercoledì e giovedì sono state davvero intense e belle. Prima Maria e Renata sono venute a conoscere la casa e soprattutto i ragazzi. Siamo andati a prendere Jonatha ed Enrique a scuola, così hanno potuto conoscere il collegio Ramiro Prialè Prialè da loro frequentato, poi abbiamo pranzato con i ragazzi (a turno in realtà perchè eravamo così tanti che si faceva fatica a starci tutti in una sola tavola!)e siamo usciti subito dopo con il pulmino per accompagnare Esaù a richiedere i certificati di studio sia alla scuola che al centro professionale perchè si avvicina la sua partenza per la città di Huaraz, dove proverà a vivere insieme alla famiglia di uno zio paterno, ed ha bisogno di portare con sè tutti i documenti necessari per iscriversi là al nuovo anno scolastico (il precedente lo ha terminato da pochi giorni qui a Lima) e per allegarli al suo curriculum vitae nella ricerca di un nuovo lavoro. Lo accompagneremo a Huaraz io e l’educatore Edilberto: partiremo venerdì 2 agosto. Sono molto contenta di poter assistere di persona alla conclusione del percorso di un altro dei nostri ragazzi. È un periodo davvero emozionante per il nostro progetto:  vari ragazzi stanno concludendo positivamente il loro percorso o si stanno preparando per fare il passo alla vita indipendente. I prossimi ad uscire dalla casa potrebbero essere Victor che sta andando molto bene soprattutto sul lavoro (venerdì alla riunione Freddy ci ha informato che la professoressa di pasticceria di Victor, presso il cui laboratorio lui lavora, ha deciso di aumentargli il compenso perchè comincerà ad incaricarlo completamente della gestione dello stesso) e Kervin, che da lunedì ha iniziato a lavorare presso il laboratorio di pasticceria della stessa scuola professionale e al quale hanno già ventilato per il prossimo anno la possibilità di dargli un lavoro vero e proprio.

Abbiamo approfittato per dare uno strappo a scuola anche a Josè Luis, così abbiamo visto la scuola per il recupero di più anni in uno che stanno frequentando Victor, Josè Luis, Esaù, Kervin e Anthony. Semplice, ma comunque discreta per la qualità dell’insegnamento offerta.

Poi siamo passati al centro professionale dove Esaù l’anno scorso ha frequentato il corso di taglio e cucito, con uso di macchina da cucire professionale: lui stesso ha assunto i costi dei certificati richiesti. Quelli che necessitano della firma del Ministero glieli manderemo probabilmente per posta, perché non saranno pronti per il 2 di agosto, data prevista per il viaggio.

Martin ha approfittato tutto il tempo per spiegare a Fran , il nuovo assistente sociale, vari aspetti della coordinazione con scuole e centri professionali e io ho spiegato passo a passo quello che avveniva a Maria e Renata: ho anche mostrato loro la voluminosa cartellina in cui conserviamo, suddivisa in varie aree, tutta la documentazione e le relazioni dei vari operatori relativi al ragazzo in questione (educazione, salute, psicologia ecc.). Mi ha fatto tenerezza ritrovare anche dei foglietti di appunti che io stessa avevo scritto anni fa per ricostruire il percorso scolastico di Esaù, complesso come quello della maggior parte dei nostri ragazzi (pensate solo che ha smesso di frequentare per ben tre anni di seguito la seconda elementare e così quando è arrivato da noi ha dovuto riprendere dalla terza elementare anche se aveva già 13 anni). Ripensando al suo percorso scolastico non possiamo che essere orgogliosi della sua e nostra tenacia: immaginerete quanta difficoltà e disagio ci possa essere nel riprendere gli studi a tredici anni in una classe di bambini di 8. Noi ovviamente attraverso educatori e insegnante di recupero del pomeriggio aiutiamo sempre moltissimo i ragazzi nello svolgimento dei compiti a casa e questo supporto è fondamentale per il buon esito del loro percorso scolastico.

Poi abbiamo fatto una pausa in un centro commerciale per acquistare gli ingredienti necessari a Anthony per realizzare il giorno dopo la sua torta all’ananas nel corso professionale di pasticceria che ha ripreso lunedì scorso. Così si è creato anche un bel momento di relax in cui ci siamo seduti a bere un caffè e provare dei dolcetti tipici peruviani. Esaù ci ha raccontato del suo attuale lavoro in un laboratorio di confezioni e ci siamo stupite tutte del basso compenso che riceve (lavora dieci ore al giorno per soli 0,70 centesimi di euro all’ora). Io mi sono sentita quasi in colpa pensando che il gelato che avevamo offerto a Esaù, e che ha assaporato con estrema lentezza per gustarselo fino in fondo, valeva più di un’ora del suo lavoro. Purtroppo qui in Perù i compensi e gli stipendi, anche quelli che rispettano il minimo sindacale, non sono ancora sufficienti a garantire una tranquillità economica ai lavoratori, pertanto le situazioni di sfruttamento sono davvero tante.

Abbiamo comprato latte e panini per condividere una merenda con i ragazzi in casa di accoglienza e siamo rientrati. Si è creato un altro bello spazio di condivisione nella sala, così i ragazzi tra scherzi e battute hanno condiviso bei momenti con Maria e Renata.

La giornata si è conclusa con un’ottima cena nel miglior ristorantino di Pachacamac (gentilmente offerta da Maria e Renata) cui ha partecipato anche Martin. Abbiamo conversato molto di aspetti sociali e politici legati alla situazione dei ragazzi di strada, del Perù, del Sudamerica in generale, e Maria ha potuto soddisfare il suo desiderio di poter conoscere meglio Martin. Bellissima giornata, intensa e piena di momenti di condivisione e approfondimento interessanti per tutti.

Giovedì è stata la giornata più intensa e più emozionante nel contatto con i luoghi estremamente poveri da cui provengono i nostri ragazzi e con la strada dove vivono e lavorano molti dei ragazzi che aiutiamo attraverso i nostri due educatori di strada (Martin e Freddy). Ci siamo svegliate presto e alle 8.30 eravamo già sul pulmino con Martin e Fran, il nuovo assistente sociale. Visto l’ora punta del mattino e, complice uno degli ennesimi incidenti stradali che spesso intasano le strade della capitale peruviana, abbiamo percorso tutta la città da sud a nord per andare a visitare la famiglia di Angel, dove è tornato il nostro ragazzo per vedere se può reinserirsi nel nucleo familiare. Ci sono voluto ben due ore e siamo arrivati piuttosto stremati. Così Maria e Renata si sono rese conto di quanta fatica possa essere per i nostri educatori di strada spostarsi da un punto all’altro della città per visitare le famiglie o incontrare i ragazzi di strada nei vari punti in cui vivono e lavorano. La salita alla casa di Angel, già sperimentata da Stefania e da Francesco e da forse qualcun altro sinergico, ci ha messo alla prova, anche perché stranamente è uscito il sole a riscaldarci e farci sudare. Bisogna salire non so quanti gradini di una scaletta gialla che il municipio ha costruito per facilitare la “scalata” della gente verso le proprie case, ma che arriva solo fino ad un certo punto, per cui nella parte finale abbiamo dovuto camminare sulla roccia scivolosa a causa della pioggerellina della notte.

Qui abbiamo condiviso un bel momento con Angel, con sua mamma, con le sue sorelle, Esmeralda e Daisy, e con il ragazzo di Daisy. Prima ci siamo informati su come stava Angel: sta bene, aiuta la mamma nel suo lavoro (vendita porta a porta di pane, sia di mattina che di sera), e si occupa della sorellina minore che mi ha raccontato direttamente come quella mattina Angel le avesse fatto il bagno. Inoltre ci siamo davvero sorprese della forza di volontà di Angel che, nonostante l’enorme distanza, sta continuando a frequentare la scuola cui l’abbiamo iscritto qualche mese fa vicino alla casa di accoglienza. Per raggiungerla deve alzarsi alle 5,30 del mattino e fare circa due ore di viaggio. Spero davvero che tenga duro fino ad ottobre, quando finirà l’anno scolastico in corso, per poi magari iscriversi in un’altra scuola più vicina a casa sua. Per il momento è a casa per un mese di prova, finito il quale deciderà in maniera definitiva se rientrare in casa di accoglienza o fermarsi a casa sua, in base a come si è sentito e a come si è comportato in maniera responsabile, senza uscire di nuovo in strada o mettersi in giri di amicizia poco raccomandabili. Mi ha emozionato rivederlo, è così cresciuto, con un volto più da giovane che da ragazzo, ma ho rivisto l’Angel di sempre quando mi ha chiesto di farsi delle foto insieme a me. Sto ricevendo davvero tanto affetto da tutti i nostri ragazzi, anche da Jesùs, l’ultimo arrivato che non mi conosceva direttamente.

Non me l’aspettavo, pensavo che la lontananza di questi mesi potesse aver in qualche modo raffreddato i rapporti, ma la loro spontaneità mi ha ricordato quanto sia facile ritrovarsi quando c’è stima e affetto reciproci.

Martina ha anche dato consulenza alla mamma e alla zia di Angel sulla pratica che stanno portando avanti per richiedere il prolungamento della rete idrica, che potrebbe finalmente mettere fine al sistema estremamente faticoso di approvvigionamento dell’acqua a cui fino ad oggi sono stati costretti a ricorrere: acquisto dell’acqua necessaria per qualunque operazione domestica (dall’igiene personale al consumo per i pasti) dalle autobotti che passano ogni tot di giorni, che poi mettono in recipienti che devono essere portati su a fatica dalle stesse scale che abbiamo percorso anche noi. Un’operazione davvero faticosa e sconvolgente che riduce di molto la qualità della vita di queste persone. Maria e Renata si sono sorpresa nel vedere come nel giro di cos¡ breve tempo Martin si sia occupato di tante questioni diverse, fornendo una consulenza ad ampio raggio. Questa è la ricchezza vera del nostro progetto: offrire ai ragazzi e alle loro famiglie tutto l’appoggio di cui hanno bisogno per migliorare le loro condizioni di vita, senza mai sostituirsi a loro, ma lasciandoli protagonisti e accompagnandoli con consigli, informazioni, a volte l’affiancamento in questioni burocratiche o altro.

Martin è rimasto d’accordo con Angel che tornerà martedì prossimo per aiutarlo con i compiti di matematica, con i quali sta avendo più problema da quando non ha più la possibilità di essere aiutato all’interno della casa da educatori o insegnante di sostegno, ma anche per accompagnare la madre a un incontro con la psicologa dei servizi social e infine andare a prendere Esmeralda, la sorellina più piccola di Angel, a scuola, come una forma per motivarla e farla sentire importante.

Da lì ci siamo poi spostati in centro, con altro tragitto trafficatissimo e stancante. Martin si era precedentemente messo d’accordo per telefono con alcuni ragazzi che lo raggiungessero in un determinato punto per parlare di diverse questioni e necessità. Il nostro pulmino si è trasformato nel giro di poco tempo in una specie di consultorio ambulante, dove si incrociavano le conversazioni di Martin prima con un ragazzo che manifestava l’urgenza di cure per un’infiammazione ai genitali, un altro malato di tubercolosi che voleva capire come poteva fare per richiedere il trasferimento della cura dalla città di Chincha (dove fino a pochi giorni prima si era fatto curare) alla città di Lima (dove aveva la necessità di rimanere perché la sua compagna era stata inviata alla carcere femminile e voleva capire come aiutarla). Nel frattempo ci ha raggiunto Anthony Chuquillanqui, uno dei ragazzi inseriti nel nostro programma di sostegno educativo, che alcuni di voi ricorderanno per il video in you-tube in cui recitava in una pubblicità progresso peruviana, che stiamo aiutando sia per la scuola che per il corso di teatro. È un ragazzo estremamente spigliato, così senza nessun imbarazzo ci ha aggiornato sulle sue ultime attività, su ciò che sta facendo al corso di teatro, sulle prospettive anche lavorative che gli si stanno aprendo: ha già fatto altre due particine in telenovelas peruviane. È stato un piacere ascoltarlo e ridere insieme a lui.

Più commoventi cogliere gli spezzoni delle conversazioni che Martin stava avendo con gli altri due ragazzi, perché davvero riflettevano la situazione complessa e grave a livello di salute e di degradazione di due ragazzi che da anni vivono in strada e  per  i quali ormai si può pensare solo a interventi di riduzione del danno, ma non di uscita dalla vita di strada.

In modo inaspettato si è anche creata la possibilità di pranzare con Andrea e sua sorella Elizabeth: quindi con il pulmino le abbiamo raggiunte in un punto della città dove abbiamo pranzato in 8 persone, con gioia e allegria. Così Maria ha avuto anche la possibilità di conoscere la nostra Andrea, che dopo pranzo ci ha lasciato per andare a riposare prima di entrare nel turno di notte che le sta toccando questa settimana sul lavoro in una fabbrica di produzione dei detersivi. Elizabeth invece è rimasta con noi e ci ha accompagnato in centro, proprio nella Piazza in cui si trova l’hotel in cui hanno dormito le prime due notti Maria e Renata. Qui Martin doveva incontrarsi con una giovane donna a cui hanno portato via il figlio i servizi sociali durante la sua permanenza in ospedale per dare alla luce l’ultima piccola. È un’amica di Erika, la mia figlioccia, di cui vari di voi hanno sentito parlare: infatti anche Erika ci ha raggiunti nella Plaza San Martin e così io ho avuto la possibilità di salutarla e di fare con lei una lunga chiacchierata sulla sua situazione del momento. È stato per me molto commovente ascoltare sia le buone notizie (da pochi giorni  ha ottenuto un lavoro formale come donna delle pulizie del palazzo di giustizia) sia quelle più difficili (il compagno l’ha lasciata da sola con i suoi quattro figli, continua a vivere in uno di quei palazzi fatiscenti che tante volte avete visto nelle mie foto e che sono luoghi assolutamente inadatti per i suoi bambini, era disperata perché la pagheranno solo a fine mese e dunque dopo le sette ore e mezzo di pulizie stava uscendo a vendere caramelle sugli autobus di notte per mettere insieme i soldi necessari a comprare il mangiare per il giorno dopo). L’ho ascoltata e ci siamo messe d’accordo sul modo in cui io la aiuterò nel prossimo periodo: priorità assoluta alla ricerca di un nuovo alloggio, per il cui affitto interverrò in parte io finché non sarà in grado di pagarlo da sola.

Il pomeriggio è trascorso seduti nella piazza, con molti altri ragazzi di strada che man mano arrivavano e si sedevano a chiacchierare con noi e Martin, mentre tutto attorno la vita brulicava di mille volti, dai pagliacci che si esibivano in strada ai comizi politici improvvisati da sostenitori del presidente boliviano. A Maria e Renata ho ribadito che quella era la vera Lima, non tanto quella che avevano visto tra posti turistici e musei i primi due giorni, anche se pure quella esiste, ma è quella minoritaria. I veri abitanti di Lima erano lì con noi quel pomeriggio, nella loro semplicità e intensità di vita.

La giornata non si è conclusa neppure nella Piazza San Martin, ma è proseguita, nonostante fossimo ormai stremati (Martin sembra non arrivare mai al punto di stanchezza massima), con l’incontro con la madre di una ragazza che Martin ha aiutato anni fa a entrare in un istituto per sfuggire all’attività della prostituzione minorile in cui rischiava di inserirsi e un intervento di riparazione computer a beneficio di una delle bimbe inserite nel nostro programma di sostegno educativo, che vive in una delle colline vicine al centro di Lima e che solo io e Martin abbiamo potuto “scalare” perché davvero l’ultimo tratto per raggiungere la casa è costituito dai massi di roccia della collina stessa e bisogna letteralmente tirarsi su con le mani come in una scalata di montagna. Surreale, ma vero. Mentre Martin guardava il computer io ho potuto vedere i quaderni di Stasy e della sua sorellina: entrambe vanno molto bene a scuola, soprattutto in matematica. Il nostro aiuto vale davvero la pena!

Da lì finalmente siamo tornati verso Pachacamac: abbiamo lasciato Martin vicino a casa sua e io ho guidato il pulmino fino al nostro alberghetto di Pachacamac.

Queste due giornate credo che rimarranno per sempre impresse nella mia mente e in quella di Maria, con tutta l’intensità degli incontri  che abbiamo fatto e dei luoghi che abbiamo visto, confermandoci che l’aiuto che cerchiamo di dare con il nostro progetto ha serie ragioni di essere, valendo la pena in ogni sua più piccola azione.

Vostra Ale.