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CAMBIARE LE POLITICHE PER I MINORI di STRADA

Notizie da Lima | venerdì 16 Agosto 2019 01:19

Lima, 17 agosto 2019

Sinergia Por La Infancia da sempre si impegna a sensibilizzare lo Stato e gli enti pubblici che si occupano di minori perchè applichino le leggi già in vigore e aiutino veramente i bambini e ragazzi in difficoltà, come quelli di strada.

Nel 2017 e 2018 abbiamo presentato oltre 100 lettere di denuncia di violazione dei diritti dei minori nei Preventivos de Menores, centri di prima accoglienza per i minori non accompagnati. Qui i bambini avrebbero dovuto restare al massimo 72 ore, ma vi rimanevano anche dei mesi, chiusi dietro le sbarre, mal alimentati, a volte maltrattati, senza attività e cure mediche adeguate.

Finalmente l’anno scorso la pressione da noi esercitata ha portato frutti. A marzo 2018 è stato approvato un nuovo regolamento che ha abolito i Preventivos de Menores e istituito nuovi Centri di Accoglienza Temporanea d’Emergenza, migliori rispetto ai primi, soprattuto perchè gestiti dai servizi sociali, con educatori, e non dalla polizia.

Il problema però continua ad essere che non ci sono sufficienti strutture per accogliere tutti i minori in situazione di disagio e non ne esiste nessuna specifica per bambini e ragazzi di strada. Qualche mese fa, Sinergia Por La Infancia ha denunciato, assieme al Ministero Pubblico di Chorrillos, la UPE (Unidad de Protecciòn Especial), area incaricata della derivazione di minori a centri di accoglienza o del reinserimento in famiglia, per aver inviato vari minorenni in un centro per adulti, dove hanno subito abusi e maltrattamenti, in quanto non avevano a disposizione altri centri per minori in cui mandarli. La notizia ha fatto scalpore anche su giornali e televisione. La pressione dei mass-media ha spinto la Vice-ministra da cui dipende la UPE a istituire il primo Centro di Accoglienza specifico per ragazzi di strada che abbiamo visitato pochi giorni fa con Martin. La Vice-ministra è ora in contatto diretto con noi per dare una soluzione più rapida a casi di ragazzi che rischiano di essere inviati in centri non adatti: la contattiamo, la informiamo direttamente sul ragazzo e sulla sua situazione e lei direttamente si dà da fare affinchè la Unidad de Protecciòn Especial trovi un posto in un centro per minori.

Sinergia Por La Infancia sta provando a presentare in questi giorni alla Commissione Parlamentare per l’Infanzia un documento di denuncia che è stato scritto e firmato da vari Ministeri Pubblici della zona sud di Lima, che sono i giudici direttamente preposti a stabilire il destino dei minori non accompagnati. In questo documento si denuncia la mancata applicazione della legge che prevede per i minori in situazioni di disagio una serie di interventi che non vengono applicati per mancanza di personale e di strutture adeguate. Se Martin riuscisse a presentare il documento alla Commissione ci sarebbero maggiori possibilità che vengano destinati più fondi all’infanzia emarginata come i nostri ragazzi. Non è facile, ma Martin non si scoraggia e la collaborazione con il giudice di Chorrillos è molto efficace.

Crediamo sia importante continuare sia ad aiutare direttamenti i ragazzi di strada sia a sensibilizzare lo Stato a migliorare davvero le politiche per questa infanzia emarginata, quasi completamente sconosciuta e dimenticata.

Grazie per permetterci di farlo.

Alessandra                                                                                                                

EMOZIONI DALLA CASA-FAMIGLIA

Notizie da Lima | domenica 11 Agosto 2019 07:22

Volete aiutare i nostri ragazzi peruviani?

Ricordate che potete farlo donando sui nostri c/c bancario e postale:

  • Unicredit Banca Ag. Verona Fiera – IT18D0200811796000040086631
  • Con bollettino postale – IT38J0760111700001022098253

Anche una piccola donazione è preziosa per garantire diritti e benessere ai ragazzi che aiutiamo nel progetto e di cui vi racconta la nostra volontaria Sabina qui sotto.

EMOZIONI DALLA CASA-FAMIGLIA

Il tragitto per arrivare a Pachacamac dove si trova la casetta é stato un po’ travagliato, le strade sono veramente difficili da percorrere, sia per il traffico che per le condizioni in cui sono. Il paesaggio é cambiato molto allontanandosi dalla cittá, palazzoni e asfalto hanno lasciato spazio a colline di terra senza erba e alberi ricoperte in certe zone da case di mattoni, lamiere, tende, colorate e accatastate.

Appena varcato il cancello con il pulmino i ragazzi ci sono venuti incontro correndo e chiamando Martin. Ci stavano aspettando giocando a calcio nel giardino. Finite le presentazioni i tre piú piccoli (JEREMIAS, CESAR, JUAN PEDRO) mi hanno accompagnata a vedere la camera che avevano preparato per me. Sono stati molto dolci. Si sono poi offerti di mostrarmi tutti gli spazi della casetta. Sono riusciti subito a farmi sentire accolta: parlavano piano per farsi capire, mi donavano sorrisi sinceri e sguardi attenti per farmi sentire come a casa. Sembrano piú piccoli dell’etá che hanno. Jeremias ad esempio, che ha 14 anni, sembra ne abbia 10. Mangiano moltissimo, probabilmente per recuperare. Sono pieni di energia e curiosità, fanno un sacco di domande sull’Italia. Sono molto affettuosi e cercano il contatto fisico continuamente. Tanti infatti non hanno ricevuto molte coccole essendo andati a vivere in strada da soli fin da piccoli. Per anni nessuno si é preso cura di loro e da soli hanno dovuto affrontare situazioni difficili e pericolose.

Passo molto tempo a giocare e conversare (a mio modo) con loro. A loro piace soprattutto giocare a calcio e fare braccialetti di lana o nylon. Sono molto abili e creano dei veri capolavori anche a maglia e con l’argilla, grazie alla professoressa di ceramica. Sono sorprendenti a giocare con le trottole. Amano la musica: sanno suonare il flauto di pan e il cajón grazie alle lezioni del professore di musica. A turno giocano anche con la playstation e hanno una palestra casereccia per allenarsi. Tre volte alla settimana hanno il recupero scolastico con una professoressa che viene alla casetta. Le loro giornate passano svolgendo queste attivitá oltre ad adempiere alle loro responsabilitá che consistono nel pulire la casa, prendersi cura del nostro cane e gatto, curare l’orto e lavare i vestiti. Qui il tempo é dilatato. Ci sono molti tempi morti che io personalmente adoro perché mi permettono di instaurare una migliore relazione con loro. La vita in casetta gli permette di sperimentare come si vive in una famiglia. Alcuni ragazzi frequentano la scuola, altri invece sono appena arrivati e sono ancora nella fase iniziale del percorso, quello dell’accoglienza. Il loro percorso infatti si divide in fasi che richiedono sempre più responsabilità fino ad  arrivare all’autonomia completa.

Gli educatori della casa sono molto bravi nel dare piccoli obiettivi ai ragazzi perché sanno quanto costa loro rispettare certe regole o adeguarsi alla convivenza. Dico che è come una famiglia perché, come dei genitori, gli adulti della casa cercano di educare i ragazzi e li stimolano a diventare autonomi anche nel controllo delle frustrazioni, nella risoluzione dei conflitti, nell’autocritica costruttiva.

“Miglioramento” è una parola che viene spesso usata e fa parte di un tipo di visione dell’educazione in positivo. Essendo anch’io educatrice riconosco che il team di adulti che lavorano nella casa famiglia si stanno impegnando molto ad educare questi ragazzi valorizzando più i loro punti di forza che i difetti. Non è semplice, perché comunque parliamo di ragazzi che hanno vissuto in strada, che vedevano la figura adulta come un nemico, che consideravano le regole come imposizioni. Nella nostra casa-famiglia si sta veramente cercando di farli tornare ragazzi, di farli sentire al sicuro in modo che non debbano essere sempre sulla difensiva e che si sentano amati.

Più di un ragazzo ha commentato che, a differenza di altre case-famiglia, in questa si sentono liberi perché la porta del cancello è aperta. Ciò significa che non sono prigionieri, che non sono costretti a stare qui, che nessuno li obbliga a non tornare in strada. È una loro scelta. Per arrivare a questa scelta c’è un percorso specifico. Non si portano in casa tutti i ragazzi che si incontrano per strada, ma si fa un percorso in cui il ragazzo diventa sempre più consapevole e determinato a cambiare la propria vita. Perché si tratta di questo: dare la possibilità ad un ragazzo, a cui nessuno ha dato l’occasione, di fare quel salto di qualità che tanti sperano di fare. Crescere in una famiglia povera, con problemi di alcool, droga, maltrattamenti o che sfrutta i figli fin da piccoli per mendicare,  non crea certo la giusta base per far crescere un bambino felice, sano ed equilibrato. Non c’è quindi da meravigliarsi nel vedere che quel bambino al più presto cerca di scappare e comincia a rubare, fare lavoretti per avere la pancia piena e sniffare la colla da scarpe, la droga più economica che può trovare. Come dice il nostro volantino “La vita è una strada, ma la strada non è vita”.

Non è vita dormire per terra, nell’erba di una rotonda in mezzo ad una tangenziale, raggomitolato in una coperta sporca, umida e puzzolente per non sentire il freddo. Non è vita vivere in una gang di ragazzini che al primo litigio ti accoltellano o ti lanciano sassi perché sono arrabbiati col mondo o con loro stessi e sono talmente fatti che non sanno neanche quello che fanno. Non è vita essere sbattuti da un carcere minorile all’altro senza avere la possibilità di essere educati e reinseriti nella società. Non è la vita che vorremmo per i nostri figli e non è la vita che vorrebbero loro.

Ora sono qui per conoscere meglio il progetto e mi rendo conto della sua complessità e globalità. Nell’area dell’accoglienza residenziale ho potuto constatare la professionalità e l’affetto con cui vengono curati i ragazzi, in ogni loro dimensione (psicologica, sanitaria, cognitiva, affettiva, familiare). Nell’area della strada non si va solo a trovare i ragazzi che ci sono nelle varie zone della città, ma si cerca di aiutarli concretamente: per esempio a rifarsi la carta d’identitá, a curarsi negli ospedali, a riallacciare i legami con la famiglia, aiutando anche la famiglia stessa, soprattutto se ci sono fratelli o sorelle coinvolti. La prevenzione è molto importante: nel progetto esiste un’area apposita che ha come obiettivo evitare la dispersione scolastica, la malnutrizione e la vita in strada di una ventina  di bambini e ragazzi. Sono molto orgogliosa di far parte di questa associazione perché credo veramente che le persone che ne fanno parte ci mettano anima e cuore oltre a professionalità e competenza. Grazie a chi ci sostiene e rende possibile tutto questo.

Un abbraccio,

Sabina                                                                                                                                    Lima, 10 agosto 2019

RITORNO A CASA

Notizie da Lima | sabato 3 Agosto 2019 17:03

Lima, 28 luglio 2019R

Carissimi amici,

Ricordate Angel che è arrivato a Lima da Huancayo insieme ad un amico e che ci ha chiesto di aiutarlo a tornare a casa? Così abbiamo fatto due giorni dopo. La sua storia è intensa e commovente. Ce l’ha raccontata sul pulmino e durante il pranzo prima di salire sull’autobus che lo ha riportato a casa. Un regalo che abbiamo accolto con gratitudine e che rafforza l’impegno in noi di continuare ad aiutare queste meravigliose creature.

15 anni. Abbandonato dal padre quando era piccolo. Vive con i fratelli e la madre che ha una forte dipendenza dall’alcool, motivo per cui le è stata tolta la custodia di Angel. Lui era già venuto a Lima da piccolo, insieme a dei compaesani, durante le vancanze scolastiche per lavorare in calzaturifici informali. La seconda volta che la madre lo ha mandato a Lima è stato maltrattato ed è scappato. Si è così perso per le strade di Lima. Raccolto dalla polizia è stato affidato ad un istituto privato per minori qui a Lima. Poi lo hanno trasferito in un altro centro nella sua città, Huancayo. Lui avrebbe voluto tornare con la madre, ma nessuno lo ha ascoltato. Il problema è l’alcolismo della madre. Ma lui le vuole molto bene e l’ha sempre aiutata. Sull’autobus ci racconta: ”Anche quando tornava ubriaca, non si dimenticava mai di mettere da parte dei soldi per la nostra cena”. Così ha pianificato per mesi la fuga dal centro di Huancayo, decidendo di aspettare dicembre dell’anno scorso per attuarla, per finire l’anno scolastico. A dicembre è scappato e tornato a casa dalla madre. Poi a marzo di quest’anno ha seguito un amico a Lima. L’idea era di venire poche settimane per lavorare, mettere da parte dei soldi e tornare a Huancayo. Invece l’amico non si è mai deciso al ritorno. Lui ha tentato da solo, ma non conosce la città di Lima, che è enorme, così non è riuscito ad arrivare al terminal degli autobus dove noi lo abbiamo imbarcato. Inoltre c’era la difficoltà di mettere insieme i soldi, che se ne andavano in cibo e colla da sniffare. Come quasi sempre succede, stando nel gruppo ha iniziato a sniffare colla. Angel parla molto di lui. É un ragazzo sveglio, intelligente, consapevole delle difficoltà familiari e con progetti chiari per il suo futuro. L’obiettivo più importante per lui è continuare a studiare. Vuole diventare psicologo per aiutare i giovani in difficoltà. Il problema è che tutti i suoi documenti sono nei due istituti per minori in cui è stato. Martin gli ha promesso che lo aiuteremo a recuperarli e ad iscriversi di nuovo a scuola. Il problema di farlo viaggiare sono i documenti: un minorenne non potrebbe viaggiare da solo, in più senza carta d’identità. Martin riesce a trovare un autista sensibile che lo spaccerà per suo nipote se ce ne fosse bisogno. Il pranzo è stato bellissimo: Angel ci ha chiesto tante cose dell’Italia e io e Sabina abbiamo anche cantato delle canzoni di Vasco per rallegrare l’atmosfera. Momenti preziosi e bellissimi, in cui persone sconosciute e diverse si ritrovano come anime gemelle, annullando ogni distanza. Io e Sabina quando lo abbiamo salutato ci siamo sentite come madri che lasciavano un figlio.

Prima di dormire abbiamo pregato per lui, perchè arrivasse sano e salvo di nuovo a casa. Il mattino dopo Martin ha ricevuto la chiamata da Angel e da sua madre. É arrivato alle una di notte e ha dovuto dormire per strada per mancanza di mezzi di trasporto che lo portassero a casa, ma la mattina dopo è riuscito a concludere il suo viaggio.

Ora Martin è in contatto con la madre e i fratelli e il nostro aiuto continuerà a distanza, per lo studio e per la gestione dei legami familiari. Forse con questo intervento di prevenzione abbiamo evitato che ci sia un ragazzo in più perso nelle strade di Lima. Questo basta a rendere prezioso il nostro progetto.

Grazie a tutti per continuare a sostenerlo con la vostra amicizia e le vostre donazioni.

Alessandra, Sabina, Martin e Angel